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Uno spazio per la pazienza

Pazienza.
Una parola che non ha mai risuonato in me. Da qualche tempo però ne sto celebrando l’importanza e comprendendo meglio il significato.

Dal vocabolario segue questo:
“La pazienza è la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. La pazienza è una qualità e un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, le molestie, le controversie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività e perseverando nelle azioni. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un’opera o una qualsiasi impresa.” E se non ha mai fatto per me immagino che probabilmente legassi questa parola all’immobilità e alla sofferenza. D’altronde, chi vuole stare male? Soffermandomi meglio però sul termine scopro che in un’accezione moderata, si tratta di una vera e propria qualità, e ottimo strumento per migliorare la vita. Questo perché l’associazione al rallentare, al gusto dell’attesa e al saper godere dei frutti maturi è intrinseco nella pazienza. Ed è strettamente correlato alla mia missione di vita e di lavoro. Se è vero che la forza dei miei laboratori è tirare fuori in poco tempo opere artistiche armoniose dalle mani di voi partecipanti anche principianti, è vero anche che il focus su cui spesso cerco di convogliare le vostre menti è quello di darsi tempo, di coltivare a casa la propria manualità e di accettare che sbagliando si impara. Il secondo punto che cerco di trasmettervi è che molto spesso nell’acquerello l’imperfezione diventa un valore aggiunto. Quella sbavatura, quell’accumulo di colore sedimentato, quello schizzo al di fuori del soggetto ritratto può donare dinamismo ed emozione. Inoltre se da un lato con questa tecnica bisogna lavorare un po’ sul veloce soprattutto quando lavoriamo su carta bagnata, da un altro punto di vista è importante dare il tempo completo di asciugatura, che a volte richiede anche giorni e che muta a volte considerevolmente il lavoro. Oltretutto ci sono due punti fondamentali relativi a tutto ciò: il primo è che l’acquerello quasi sempre scende di uno o due tonalita’ una volta asciutto. Il secondo è che dopo circa due ore il nostro cervello va per modo di dire in “risparmio energetico” e fa percepire ai nostri occhi non più le reali forme o colori, ma una versione più convenzionale che ci può trarre in inganno. È bene quindi farsi un giretto, sgranchirsi un po’ e riprendere in un secondo momento.


Prossimamente avranno luogo dei miei Lab creati ad hoc sui temi del tempo, dell’ imperfezione come risorsa e del rallentare, ma ve ne parlerò nella prossima newsletter che arriva domenica (per iscriverti se non l’hai ancora fatto, puoi rimediare qui).


Vi dico ancora una cosetta sulla pazienza: è un meraviglioso strumento per salvarvi da decisioni sbagliate! Nella vita e nell’arte. Spesso il volere tutto e subito fa in modo di fare troppo e nell’acquerello può essere fatale! Non per niente lo sapete, uno dei miei tormentoni durante i Lab è…”non toccare più”, “lascia andare”. Ed è vero! Amo i pigmenti perché a volte fanno tutto da soli, fluiscono e se abbiamo il coraggio di non controllarli più ci regalano bizze fantastiche.


Quindi quando vuoi qualcosa coltiva il tempo, consentiti di crescere, sbagliare e migliorare. Solo allora riuscirai ad ottenere ciò che desideri.

A presto creativi del mio cuore, vi abbraccio con un fresco blu lavanda,

Valentina, seminatrice di creatività 🌳

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