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L’acquerello spiegato a parole

Ti scrivo dalla mia casetta torinese ascoltando questa musica qui in piena armonia e relax, in una giornata che sembrava vedere la nascita di un timido sole, ma che poi si è rivelata più uggiosa del previsto. Molto stile higgy, proprio niente male, il clima ideale per dedicarmi alla scrittura…

Sorseggio un caffè lungo in una bellissima enon pacchiana tazza-gatto-bianca che mi hanno regalato per il mio compleanno e ho appena finitodi stendere pennellate di acquerello sul mio sketchbook di carta di bamboo, per un esercizio sulle forme per il diario illustrato di Alessandra Fragiacomo, una persona bella e appassionata che vi consiglio di seguire.

I colori che ho usato sono indigo o indaco che è uno dei miei colori preferiti (in realtà lo dico praticamente per tutti i colori!!) e il Bruno di Marte della White Night, un marrone terra caldo che da asciutto lascia su carta una grana fantastica. Quando anni fa iniziai a frequentare l’atelier di Cristina Girard, mia amata maestra per imparare l’acquerello naturalistico, uno degli aspetti che mi affascinarono di più furono proprio i nomi dei colori. C’è un mondo là fuori di godet e tubetti che contengono piccole meraviglie all’ interno, con dei nomi strabilianti e all’inizio difficili da ricordare, ma ch riportano un fascino d’altri tempi. Una cosa interessante da fare, se ti rechi ad acquistare in un negozio di belle arti, è quella di chiedere con gentilezza se ti possono lasciare i cataloghi-palette delle marche che hanno a disposizione.

Contengono al loro interno informazioni utilissime, come la trasparenza e l’opacità del colore ed il grado di pigmentaziobe. In più è ottimo per familiarizzare con i nomi, di solito riportati in diverse lingue.

Un’altra cosa che amo dell’acquerello è che in un colore ci sono mille possibilità. L’aspetto che rende speciale e difficile questa tecnica è che il bianco non esiste, se non lasciando il bianco della carta. Quindi per ottenere parti chiaree di conseguenza più luminose aggiungeremo acqua, ma sempre utilizzando il medesimo pigmento. Non si mischia il bianco per schiarire o coprire. No.

Un colore, mille colori.

L’amore per gli acquerelli nasce anche dal fatto che è la tecnica che si presta meglio per dipingere e rappresentare la natura. Queste trasparenze si sommano per dare un risultato finale pari al vero, per cui il nero non è nero, ma contiene blu, grigi, marroni, verdi. Si impara quindi ad osservare davvero a veder al di là dei propri occhi e a non fermarsi alle apparenze. Ti pare poco?! Un libro molto interessante che ti consiglio è quello di Betty Edwards L’arte del coloreche fa parte di tutta una serie di testi dove si consiglia di disegnare con la parte destra del cervello, quella più creativa e meno razionale. La Edwards riporta un esperimento fatto con gli allievi del corso di pittura a cui richiedeva di dipingere delle uova. A primo acchito tutti hanno preso il bianco, sbagliandosi. In realtà in quel guscio d’ uovo, c’era tutto tranne che il bianco! La luce, i colori accostati e altri elementi importantissimi influiscono sugli altri colori e ad una attenta osservazione vedremo quante tinte sono contenute in un unico colore.

Infine, anche se potrei andare avanti ore a raccontarti l’acquerello a parole, l’ elemento che fa la differenza è l’ acqua. Già nell’ istante in cui, intingo il pennello pulito e vado a sciogliere il pigmento si crea una magia. Tutto fluisce, tutto si muove. L’acqua purifica e ti dona la leggerezza di cui hai bisogno in quel momento. Ho deciso infatti di chiamare la serie di nuovi incontri pittorici che terrò da Binaria “Io sono acqua” (puoi trovare le date qui) proprio per trasmettere tutto ciò.

Adesso ti lascio ,e sono sicura che andrai a controllare le uova!

Un abbraccio rosso quinacridone,

Valentina

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